Rapporto Mondiale Felicità, perchè l’Italia è al 50° posto.

rapporto mondiale felicità

In occasione della Giornata Mondiale della Felicità delle Nazioni Unite (20 marzo), a Roma è stato presentato qualche giorno fa il Rapporto Mondiale della Felicità 2016 con la classifica di 156 paesi. L’Italia è al 50° posto, la Danimarca riconquista il primo posto, seguita da Svizzera, Islanda e Norvegia. Seguono nella top 10 Finlandia, Canada, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Australia e Svezia. Gli Stati Uniti si classificano al tredicesimo posto, due posizioni più in alto rispetto allo scorso anno.

In Italia le diseguaglianze sono un ostacolo alla felicità…

«E’ molto importante che il Rapporto mondiale della felicità sia stato presentato in Italia» dice Luigino Bruni, docente LUMSA. «L’Italia è stata la patria della felicità, perché mentre in Inghilterra l’economia nel ‘700 nasceva come “scienza della ricchezza”, in Italia a Napoli e in tutta la penisola la nuova scienza economica prendeva il nome di “scienza della pubblica felicità”. Oggi l’Italia e l’Europa hanno un enorme bisogno di bene comune perché l’aumento delle diseguaglianze ci sta dicendo ormai da tempo che il bene dei singoli cittadini più ricchi può crescere a scapito dei più poveri. Non si può essere felici da soli, perché la felicità è una forma alta di bene comune».

Le sette variabili della felicità…

Come nei rapporti precedenti, Il Rapporto Mondiale sulla Felicità 2016 esamina i trend dei dati registrando come le persone valutano la loro vita su una scala che va da 0 a 10. Le classifiche, basate su indagini in 156 Paesi nell’intervallo 2013-2015, rivelano un punteggio medio di 5,1 (su 10). Sette variabili fondamentali spiegano i tre quarti delle variazioni nei punteggi annuali medi nazionali: il PIL reale pro capite, l’aspettativa di vita in buona salute, l’avere qualcuno su cui contare, la libertà percepita nel fare scelte di vita, la libertà dalla corruzione e la generosità.

La felicità è una misura sintetica a cui la politica e i media dovrebbero fare attenzione…

«Chi punta solo sul PIL rischia di avere brutte sorprese» afferma Leonardo Becchetti, del CEIS Tor Vergata, tra gli organizzatori. «Il Pil non basta a misurare il benessere e le recenti elezioni irlandesi, in cui il governo è stato sonoramente sconfitto nonostante una crescita sulla carta del 7%, lo dimostrano chiaramente. La felicità (soddisfazione di vita) è una misura sintetica molto importante a cui la politica e i media dovrebbero fare particolare attenzione perché in grado di catturare tutti i fattori che incidono sulla soddisfazione dei cittadini» .

Classifica Rapporto Mondiale Felicità (Ranking 2013-2015, 157 Paesi)

 

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