Alta gioielleria italiana, etica e innovazione

Buone notizie dal cuore del lusso italiano: ‘Il Diamante’, quando l’eccellenza diventa responsabilità

In un’Italia che guarda con crescente attenzione al valore della manifattura, dell’innovazione e della sostenibilità, arriva una buona notizia dal distretto orafo di Valenza, dove la tradizione incontra il futuro. Proprio qui, nel cuore del jewellery district piemontese, nasce e si sviluppa Il Diamante, Maison indipendente che rappresenta una delle più pure espressioni del lusso Made in Italy.

Fondata nel 1995 da Roberta Bardon e Maurizio Martone, oggi la Maison non è solo apprezzata per l’altissima qualità artigianale e tecnica dei suoi gioielli, ma anche per la capacità di unire creatività, ricerca e responsabilità etica. Dal 2020, con la nascita di un marchio proprio composto da oltre 20 linee di alta gioielleria, Il Diamante ha saputo portare un messaggio chiaro nel panorama del lusso italiano e internazionale: un gioiello può (e deve) essere bello, unico e giusto.

Tecnologia d’avanguardia, brevetti esclusivi, design che reinterpretano il classico con uno sguardo contemporaneo e un rigoroso rispetto delle normative internazionali sulla tracciabilità e l’etica produttiva (RJC e COC): sono questi i pilastri su cui poggia un’azienda che, pur lavorando per i più grandi nomi del lusso globale, ha scelto di mettere il proprio nome, la propria firma, e la propria visione in ogni creazione.

E il mercato premia questa coerenza: il gioiello torna ad essere un bene simbolico, un investimento emotivo e culturale, in un’epoca in cui il lusso è sempre più legato ai valori e non solo al prezzo.

Ma Il Diamante non si ferma qui. Dietro ogni collezione ci sono scelte concrete a favore delle persone e del pianeta: ambienti di lavoro sicuri, attenzione al benessere del team, trasparenza nella filiera, sostegno a progetti sociali come quelli promossi da Fondazione Telethon, e un nuovo stabilimento produttivo a basso impatto ambientale, alimentato da fonti rinnovabili.

Dalla storica sede di Valenza, fino agli showroom di Milano (via Monte Napoleone) e Bergamo, la Maison continua a crescere, rimanendo fedele alla propria idea di lusso: un gesto d’amore verso la bellezza, le persone e la terra.


Abbiamo incontrato i fondatori, Roberta Bardon e Maurizio Martone, per farci raccontare questa visione. E per capire come, anche nel mondo prezioso della gioielleria, si può fare impresa con stile, responsabilità e cuore.

Dal 1995 a oggi, Il Diamante è diventata partner di alcune tra le più importanti maison italiane e internazionali. Qual è, secondo lei, il valore artigianale e umano che più vi ha reso riconoscibili nel tempo?

Credo che ciò che ci ha resi davvero riconoscibili nel tempo sia l’unione tra una visione artigianale estremamente rigorosa e un profondo rispetto per le persone: dai nostri collaboratori ai nostri clienti. Fin dall’inizio, abbiamo scelto di non delegare nessuna fase della produzione, per garantire un controllo totale sulla qualità e sull’emozione che ogni gioiello deve trasmettere. Alla base di tutto, c’è l’esperienza manuale affinata negli anni e l’adozione pionieristica di strumenti come il microscopio, che ci hanno permesso di elevare la precisione e il dettaglio a un livello quasi chirurgico. Ma è la componente umana — il lavoro di squadra, la trasmissione del sapere, l’ascolto attento delle esigenze di chi sceglie i nostri gioielli — che ci ha permesso di crescere e diventare partner di realtà internazionali, pur rimanendo fedeli a Valenza e al nostro DNA artigiano.

In un contesto economico e sociale segnato da incertezza, il lusso autentico continua a rappresentare un punto fermo per chi cerca qualità, identità e valore duraturo. Qual è, secondo voi, il ruolo della gioielleria di alta gamma oggi?

Oggi, più che mai, la gioielleria di alta gamma ha il compito di custodire e trasmettere valori autentici: qualità senza compromessi, bellezza che dura nel tempo, ma soprattutto identità. Un gioiello non è solo un oggetto prezioso, è un simbolo di emozioni, ricordi e scelte personali. In un mondo sempre più frenetico e digitale, la gioielleria ha il potere di riportarci al valore dell’unicità, del fatto a mano, del tempo dedicato. E credo che chi sceglie un pezzo di alta gamma oggi, lo faccia non solo per il prestigio, ma per il desiderio di possedere qualcosa di vero, che parli di sé e che duri per sempre.

L’eccellenza artigiana, la sostenibilità e l’etica di filiera sono i vostri pilastri, ma anche scelte impegnative in un mercato complesso. Come si coniugano questi valori con la necessità di essere competitivi, internazionali e resilienti in tempi instabili?

Sono scelte difficili, sì. Ma sono anche le uniche che permettono di costruire un’azienda solida e coerente nel tempo. L’eccellenza artigiana richiede formazione continua, investimenti tecnologici e un’organizzazione estremamente precisa. La sostenibilità, così come l’etica della filiera, implicano attenzione a ogni dettaglio e una selezione rigorosa dei fornitori. Ma proprio questi valori ci hanno reso interessanti per le maison più esigenti, perché garantiamo non solo qualità, ma anche trasparenza e responsabilità. Essere competitivi oggi significa distinguersi, e la coerenza nei valori è ciò che ci rende credibili anche sui mercati internazionali. È un percorso faticoso, certo, ma è l’unico che ci permette di essere resilienti, senza dover mai scendere a compromessi con ciò in cui crediamo.

Intervista a cura di Chiara Vannini

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