Una volta, avere la patente, guidare un automobile, magari di seconda mano, significava indipendenza, possibilità, identità: era quello che chiamavano uno “status symbol”. Oggi, però, per chi ha meno di 25 anni, l’automobile non è più un simbolo, ma una “roba da ricchi” e, qualora non fosse così, non possederne una è diventata una scelta di rispetto per l’ambiente, in ottica sostenibile. Un trasformazione profonda, dunque, anche nelle modalità di vivere i viaggi e i trasporti quotidiani.

Una ridefinizione del concetto di mobilità da una parte, che in Italia fatica ancora a radicarsi nella mentalità urbana, nello specifico; dall’altra, una crescente parte della generazione Z è consapevole dell’impatto delle emissioni.
Ma il punto non è solo economico. È culturale. I giovani preferiscono la bicicletta, il car sharing, i mezzi pubblici, gli scooter elettrici. A Milano, Bologna o Torino è sempre più comune vedere ragazzi che si spostano con monopattini elettrici in sharing, o che prenotano una corsa Uber dividendo la spesa con amici. La proprietà non è più un valore assoluto. L’accesso, invece, sì: se posso usarla quando mi serve, perché dovrei comprarla?
