Gen Z e millennial uniti contro il “taste shaming”

Taste shaming? No grazie. Viva la maionese sulla pasta e l’ananas sulla pizza

Altro che sacro fuoco della tradizione: tra Gen Z e Millennial va di moda la blasfemia culinaria, e c’è pure un movimento (e un menù firmato Masterchef) per difenderla con orgoglio.

Un fenomeno social che sta facendo tremare le fondamenta della cucina italiana: il taste shaming. Sì, proprio lui, il giudizio spietato che scatta ogni volta che qualcuno osa pubblicare una carbonara con la panna o una pizza sormontata da una fetta d’ananas tropicale. Panico, indignazione, nonni che sbiancano, mamme che si tolgono la ciabatta. Ma la vera novità è che le nuove generazioni… non ci stanno più.

Millennial e Gen Z hanno deciso che è arrivato il momento di dire basta. Basta con i dogmi imposti da zii, chef stellati e commensali troppo rigidi. È ora di ‘Maio Land’ : un posto immaginario (ma anche reale, in campagna Calvé) dove ogni “crimine culinario” non solo viene perdonato, ma celebrato. Altro che purgatorio del gusto: qui si sale dritti in paradiso con piadine al burro d’arachidi e prosciutto crudo.

L’idea nasce da un sondaggio social realizzato da Calvé, che ha voluto indagare proprio questo nuovo spirito ribelle. E attenzione: i risultati fanno saltare il coperchio alle pentole.

Per esempio, al primo posto nella classifica dei guilty pleasure troviamo pasta, maionese e tonno – piatto manifesto di studenti fuori sede e seriali dimenticatori di fare la spesa – che conquista il 25% delle preferenze. Seguono la famigerata pizza con l’ananas (21%) e l’immortale cappuccino a cena, sfidando ogni regola base della dieta mediterranea.

A supporto della causa, scendono in campo anche i Masterchef Anna Zhang, Eleonora Riso e Andrea Mainardi con un menù “anti taste shaming”che più provocatorio non si può: dai brownies alla maionese ai cannoli di polenta con pulled chicken. Se non è rivoluzione questa…

E non è solo una questione di palato, ma anche di psicologia. La dott.ssa Deborah Disparti spiega che il taste shaming può “minare il benessere dell’individuo, colpendolo nella sua identità”. Tradotto: se ti piace la carbonara con la panna, ma ti prendono in giro, potresti iniziare a dubitare di te stesso. E no, nessuno dovrebbe essere costretto a rinunciare al proprio comfort food per colpa del giudizio altrui.

Ecco quindi che Maio Land diventa molto più di una campagna pubblicitaria: è un inno alla libertà gastronomica, un invito a mettere nel piatto ciò che ci fa stare bene, senza sensi di colpa. Perché, alla fine, ognuno ha diritto alla sua personale perversione alimentare. Anche se include la marmellata con l’uovo sodo.


Ecco la Top 10 dei “crimini” più virali:

  1. Pasta, tonno e maionese – L’inno degli universitari: zero fatica, 100% sodalizio col frigorifero vuoto (25%).

  2. Pizza con l’ananas – Tolleranza zero dai puristi, ma il 21% la ama senza vergogna.

  3. Cappuccino a pranzo o a cena – E se fosse solo una colazione tardiva? Il 17% non se ne pente.

  4. Carbonara con la panna – Eresia? No, solo comfort food per il 13%.

  5. Patatine fritte col gelato alla fragola – Dolce, salato, fritto: il trio delle meraviglie (11%).

  6. Uovo sodo, marmellata di albicocche e maionese – Se il brunch fosse inventato da Picasso (10%).

  7. Aranciata e caffè – Un espresso vitaminico. Non provare prima di un colloquio (8%).

  8. Risotto allo scoglio col Parmigiano – Da denuncia, ma gustoso per un altro 8%.

  9. Pesca sciroppata, tonno e maionese – Sapore tropicale con twist anni ‘80 (7%).

  10. Piadina con prosciutto e burro d’arachidi – Se Rocky Balboa fosse romagnolo (5%).

Nel dubbio: provate, postate, e ricordate… no taste shaming!

A cura della Redazione

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