EDITORIALE — Questa lenta estate 2025 e il tempo che ci serve

estate lenta 2025

Ci sono estati che rimettono in moto il mondo. Altre che lo sospendono.
L’estate del 2025 sembra appartenere a una terza categoria: le estati che rallentano tutto — e ci obbligano a riflettere, volenti o nolenti.

Ma qui, in questa AltraItalia che prova a non perdere la testa, ci accorgiamo che forse il tempo dell’estate può ancora essere qualcosa di diverso. Non una fuga. Non un’abdicazione. Ma un tempo altro.

Un tempo lento, necessario: una lettura lasciata a metà, la telefonata rimandata da mesi, quel progetto piccolo e silenzioso che non ha mai trovato spazio nell’agenda quotidiana. O anche solo un pensiero scritto a mano, una passeggiata senza meta, una conversazione che duri più di dieci minuti.C’è un fare diverso, in questa lentezza. Non è inattività: è una forma di cura. Del tempo, degli altri, di noi stessi.

L’estate non serve a evadere. Serve a rimettere ordine. A volte basta poco: un quaderno, una sedia all’ombra, un paio d’ore senza notifiche. Perché il futuro — quello vero — si costruisce così: non solo tra i tavoli delle conferenze internazionali, ma anche nei silenzi pensati, negli spazi che ci concediamo per respirare.

E allora forse è proprio questa l’estate che ci meritiamo. Quella che ci dice: fermati un attimo. Guarda bene. Ascolta. Torna a quelle cose che contano, ma che sembrano sempre fuori tempo massimo. Ora, più che mai, ne abbiamo un bisogno quasi fisico. 

Buona estate lenta 2025,
— La redazione de L’AltraItalia

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