Sembrava un anno da Guinness, il 2024. Quattro milioni e mezzo di presenze sul lago di Como avevano rappresentato un vero record: come ci conferma Luca Leoni, presidente degli albergatori di Confcommercio e vicepresidente di Federalberghi Lombardia, storico albergatore di Bellagio.
Finora la stagione (che sul lago dura fino ai primi di novembre) è stata entusiasmante: in tutto il bacino turistico lariano, con il centro-lago che ha visto i mesi di giugno e luglio letteralmente invasi dalla clientela internazionale, francesi in testa”.

Quest’anno quei 4,5 milioni di presenze sembrano destinate ancora ad aumentare, attestandosi a un +10% rispetto allo scorso anno: certamente un turismo dai mille volti, che ha visto una sorta di “invasione” da parte di europei e, almeno fino a luglio, di americani e asiatici. Con il solito 20% di italiani, che in realtà non aumentano le presenze, non trascorrendo alcuna notte in strutture alberghiere. Ma, frequentando assiduamente ristoranti, trattorie e, soprattutto, pizzerie contribuiscono non poco alla crescita dell’economia locale.
Il 2025 batterà il record di visite turistiche dello scorso anno?

Se aggiungiamo che, a fronte di queste presenze quantitativamente anomale rispetto alla “normalità” degli anni scorsi, è diventato frequente imbattersi in turisti fuori controllo, che mangiano per strada, che schiamazzano e disturbano, che non si adeguano alle regole (supposto che qualcuno gliele faccia rispettare!) comprendiamo bene che non esiste una visione univoca sull’andamento turistico. Amore e odio, insomma. Un dato, questo, che indebolisce la tradizionale esterofilia italica, che a lungo ha ritenuto gli stranieri più “civili” dei nostri travelers. Se, infatti, quella parte di clientela internazionale che privilegia i soggiorni in strutture a 5 stelle Lusso vive il problema in modo distaccato, il turista “mordi e fuggi” perlopiù italiano (o straniero, per il quale il lago di Como è previsto come destination giornaliera di tour che includono altre mete turistiche come Firenze, Venezia, Roma ecc), è al tempo stesso vittima e carnefice di questo malcostume diffuso. Le amministrazioni pubbliche, spesso, si girano dall’altra parte, anteponendo i vantaggi economici derivanti dai flussi eccezionali alla correttezza e al rispetto della legalità, salvo essere inflessibili nei confronti di tutto ciò che consente agevolmente di “ fare cassa”.

Se vogliamo, poi, parlare di ristorazione, dobbiamo ammettere che il modello “acchiappaturisti” è sempre dominante, sulle sponde del lago di Como. Menù del giorno ridicoli e prezzi sproporzionati rispetto alla qualità dell’esperienza, negozi che propongono merci in modo piatto e poco accattivante, assenza di proposte glamour dietro le vetrine. Un lago complessivamente “vecchio”, il Lario. Ma forse è proprio questo che fa dire ai tanti seguaci americani di George Clooney: “tutto ciò è molto pittoresco!”
Certamente ci sono delle eccezioni positive, come sempre legate a personalità e carattere di imprenditori che non vogliono fermarsi ai facili incassi e, preparati e motivati, guardano avanti e costruiscono un’offerta di alta qualità. E si lanciano in format inediti, in cui materia prima, preparazioni, servizio hanno un’importanza assoluta: anche questa è “ L’altraitalia” quella che non si accontenta, quella che si rivolge a un pubblico attento, che non vuole sprecare e che sa dare importanza e valore alla propria esperienza.
Il recente esempio del ristorante Gioya, aperto all’interno dell’Hotel du Lac (un hotel storico di Bellagio, che ha tre stelle ma ne vale cinque), dimostra quanto sia importante andare controcorrente, uscire dalle proposte banali che spesso dominano la scena nelle località turistiche. Un fine dining in piena regola, senza trucco e senza inganno, che rivela un’attenzione alle aspettative dell’ospite realmente “inedita”.

Il piatto Ravioli Berlingot, ispirati alla pasta ripiena di forma tetraedrica creata da Anne-Sophie Pic (nota chef francese rinomata per la sua cucina che unisce combinazioni di sapori sorprendenti e inaspettate con purezza e la potenza dei gusti, dedicando attenzione estrema alla qualità delle materie prime) , realizzati con pesce di lago, essenza di finocchio e erbe fresche – ad opera dello chef abruzzese Antonio Di Michele – è diventato un esempio di alta cucina accessibile, in cui la pienezza del gusto supera le aspettative. Il caso di Bellagio merita attenzione e sicuramente varrà la pena di approfondire il discorso, anche a fronte di certi immeritati focus giornalistici sui “soliti noti” che occupano molto spazio su social e testate varie.

Un altro “outsider”, in controtendenza rispetto alla ristorazione banale e mediocre (che però sa fare i numeri, grazie a location e posizionamento di prezzo) è la mitica Dispensa 63 di Baba Leoni: un giovane visionario, figlio d’arte, che caparbiamente persegue il suo ideale di ristorazione, puntando su: atmosfera, un solo grande tavolo condiviso in una unica sala; materia prima, frutto di autentica selezione di prodotti del territorio; cortesia, un gruppo di giovani appassionati; prezzo, rapportato all’esperienza. Baba organizza periodicamente anche delle “cene in serra”, al fresco dei boschi sopra Bellagio: un format che ha reso ancora più popolare la cucina della Dispensa 63.
Altre eccezioni positive, nell’universo della ristorazione top lariana, sono -fra tanti altri- il Roteo dell’Hotel Musa, a Sala Comacina, il Villa Lario a Pognana Lario, il Sereno al Lago, a Torno, la Terrazza del GH Tremezzo (che si ispira alla cultura culinaria del grande Gualtiero Marchesi), o l’inossidabile Mistral di Ettore Bocchia, all’interno del cinque stelle lusso Villa Serbelloni, a Bellagio, (cui immeritatamente la Michelin ha tolto la stella). Poi c’è la ristorazione “sincera” o meglio quello che ne resta: pochi ristoranti, disseminati lungo il perimetro delle sponde lariane, in cui si fa cucina di territorio, destinata ai cultori del tipico (italiani 60%, stranieri 40%). E qui ci sarebbe davvero da aprire un capitolo nuovo, per capire bene come questo segmento stia operando e in che direzione stia andando. E per comprendere in che modo l’offerta sia sintonizzata con una domanda complessa, che cambia in continuazione e che pretende alternative credibili alle proposte piatte, banali e mediocri.