I giovani: in un’Italia che li racconta spesso come disillusi, passivi o in fuga, che stanno scegliendo una strada diversa, controcorrente, più umana, non più semplice, ma sicuramente più legate alle proprie origini.
Restano, o tornano. Non per rassegnazione, ma per ricominciare da capo: dalla terra, dai mestieri dimenticati, dalle comunità.
È in questo gesto silenzioso che nasce un’ ‘Altra Italia’.
In un Paese dove l’agricoltura è spesso sinonimo di abbandono e fatica, sono sempre di più i giovani che tornano alla terra con una visione nuova: ecologista, cooperativa, tecnologica.
Molti hanno studi universitari alle spalle, ma rifiutano le logiche del mercato precario. Non cercano solo un lavoro: vogliono un futuro che abbia senso.
Uno degli esempi più concreti arriva dal mondo dei Presìdi Slow Food: piccole produzioni che tutelano biodiversità e saperi locali.
Il 27% dei produttori ha meno di 40 anni. Nei formaggi, la percentuale arriva al 39%. Non è solo un dato: è un segnale. I giovani dei Presìdi portano con sé ecologia, comunità, innovazione.
E non sono soli. Cresce anche la presenza femminile, soprattutto nel settore caseario: donne che allevano, producono, insegnano, gestiscono intere filiere.
Protagoniste in un mondo tradizionalmente patriarcale, riscrivono il significato stesso di “lavoro agricolo”.
Non sono nostalgici della campagna. Sono pionieri di un altro modo di stare al mondo.
Con le mani nella terra e lo sguardo lontano.
Questa è l’Altra Italia che vogliamo raccontare: non quella che si arrende, ma quella che si reinventa. Fuori dai riflettori, dentro la realtà.