⌈Intervento di Bruno Bertero ai Teamwork Hospitality Days⌉
In occasione dei Teamwork Hospitality Days, evento di riferimento per i professionisti del turismo e dell’ospitalità in Italia, Bruno Bertero, esperto di marketing territoriale e destination management, ha offerto una riflessione profonda sul ruolo strategico del Destination Manager nel futuro del sistema alberghiero.
Da anni i Teamwork Hospitality Days rappresentano un punto d’incontro per albergatori, operatori turistici, consulenti e istituzioni: un luogo dove si condividono esperienze, strategie e visioni per rendere il turismo italiano più competitivo, sostenibile e innovativo.

Nel suo intervento, Bertero ha sottolineato che:
«il turismo contemporaneo non può più essere interpretato come la somma delle singole strutture ricettive, ma come un ecosistema integrato, in cui ogni attore – dagli hotel alle comunità locali – contribuisce alla costruzione dell’esperienza complessiva della destinazione».
Il viaggiatore di oggi, ha aggiunto:«non sceglie solo un hotel o un appartamento: sceglie un’esperienza, sceglie una destinazione».
Il Destination Manager come direttore d’orchestra
Da questa consapevolezza nasce la centralità del Destination Manager, un professionista capace di coordinare risorse, operatori, comunità locali e istituzioni per trasformare un territorio in un prodotto turistico competitivo e sostenibile.
Secondo Bertero, «il Destination Manager è il direttore d’orchestra del sistema turistico: armonizza risorse, operatori e comunità per trasformare un territorio in un prodotto competitivo e sostenibile».

Non è solo un coordinatore, ma una figura strategica che individua i pubblici di riferimento, armonizza i servizi, sviluppa strategie di comunicazione efficaci e costruisce esperienze autentiche. «Non basta più promuovere un luogo: bisogna costruire identità e visioni condivise», ha spiegato.
Oltre l’hotel: il dialogo con il territorio
Gli alberghi non possono più limitarsi a offrire un letto e una colazione. Oggi devono diventare luoghi di esperienza, capaci di trasmettere emozioni, autenticità e coinvolgimento.
Bertero ha ricordato che «un hotel che collabora con guide, produttori e artigiani locali non vende più solo un soggiorno: vende la narrazione di una destinazione».
In questo contesto, il Destination Manager è il mediatore tra ospitalità e territorio, colui che crea legami e valorizza il tessuto locale, rendendolo parte integrante dell’esperienza turistica.
La centralità della qualità
Nel mercato attuale, dominato dalle recensioni online e dalla reputazione digitale, la qualità è diventata il principale fattore competitivo.
«La qualità non è più un optional: è il principale fattore competitivo in un mercato dove la reputazione si costruisce ogni giorno online», ha ricordato Bertero.
Il Destination Manager, in questo senso, promuove una cultura della qualità condivisa, diffonde standard comuni e sostiene la formazione del personale. «È un lavoro di squadra, non di singoli», ha aggiunto.
Un sistema che genera valore
Un territorio gestito in modo integrato non solo attrae più turisti, ma distribuisce i flussi in maniera equilibrata e redditizia.
Grazie alla regia del Destination Manager, è possibile lavorare su destagionalizzazione, spesa media e sostenibilità, spostando l’attenzione dal numero di arrivi al valore generato per le comunità locali.
«Il turismo non si misura solo con il numero di arrivi, ma con il valore che genera per il territorio e le comunità», ha sottolineato.

Il sistema alberghiero ha già dimostrato di sapersi rinnovare. Oggi la sfida prosegue con le locazioni turistiche e con i modelli ibridi come gli aparthotel, che per Bertero «non sono una minaccia, ma un’evoluzione naturale del concetto di ospitalità».
Seconde case e impatto sociale
Il tema delle seconde case richiede equilibrio e visione. «Non sono un nemico, ma un fenomeno da comprendere e governare», ha spiegato Bertero.
In alcune zone portano vitalità e presenze, in altre rischiano di svuotare le comunità locali.
Secondo l’esperto, l’hotellerie deve differenziarsi non con i prezzi, ma con qualità, sicurezza e professionalità dei servizi. Il Destination Manager può aiutare gli alberghi a valorizzare la propria identità e a creare un equilibrio sostenibile tra hotel, locazioni e territorio.
Una visione condivisa per il futuro
Bertero ha concluso ricordando che «il futuro dell’alberghiero passa inevitabilmente attraverso la figura del Destination Manager, ma occorre diffidare dalle imitazioni: l’autorevolezza si conquista sul campo, non sui libri».
È un mestiere meritocratico, «che si misura non con il suo stipendio, ma con quanti stipendi riesce a generare grazie alle sue idee».
La sua forza, ha ribadito, sta nella capacità di ascoltare, creare reti, unire visioni e generare valore reale per i territori.
«Più che chiederci se il Destination Manager possa contribuire al futuro alberghiero, dovremmo chiederci se esista un futuro alberghiero senza di lui».
