Se cade la fiducia, cade tutto: un’altra Italia da rimettere in piedi

⌈a cura della redazione⌉

L’Italia di oggi è un Paese del quasi: quasi riparte, quasi include, quasi offre opportunità reali. La vita quotidiana si riempie di mezze tutele e mezze certezze che consumano, lentamente, la fiducia collettiva. Un’ altra Italia  da rimettere in piedi, praticamente. 

L’episodio dell’occupazione e del danneggiamento della redazione de La Stampa a Torino — avvenuto durante uno sciopero dei giornalisti — è un segnale che va oltre l’indignazione del momento. Non è solo vandalismo: è un sintomo della frattura sociale, della difficoltà crescente a riconoscere il ruolo dell’informazione come spazio condiviso, non come bersaglio.

Quando anche chi racconta il Paese diventa oggetto di intimidazione, significa che la società ha smarrito il senso del limite. E una democrazia senza limiti condivisi vive nel territorio grigio dei quasi.

Eppure, proprio nelle pieghe di questa incertezza, esistono energie civiche che non si rassegnano. Comunità locali, associazioni, gruppi informali che costruiscono legami dove la politica non arriva. È da lì che bisogna ripartire: da pratiche quotidiane di fiducia, di confronto, di responsabilità.

Perché se continuiamo ad accontentarci del “quasi”, resteremo un Paese sospeso.
Se invece scegliamo di coltivare legami veri, allora l’Italia può tornare intera.

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