Cantina Belpoggio, vent’anni in un calice: quando la bellezza diventa vino

Cantina Belpoggio

⌈a cura di Lorenzo Palma⌉

Nel fitto calendario di Benvenuto Brunello 2025, la manifestazione che ha portato a Montalcino giornalisti, critici, produttori e appassionati da tutto il mondo, c’è stato un appuntamento che si distinto per intensità narrativa e visione. Si è trattato di  Decanting2Decades, la celebrazione dei vent’anni della cantina Belpoggio: un racconto di famiglia, di territorio e di stile che si è fatta esperienza immersiva.

La scena è stata quella delle colline senesi, tra il complesso di Sant’Agostino e le alture che conducono a Castelnovo dell’Abate, dove Belpoggio custodisce una delle posizioni più felici per il Sangiovese. A soli cinquecento metri dall’Abbazia di Sant’Antimo, il microclima sembra cucito su misura per la vite. Qui, la luce cambia lentamente e il vento smuove appena le foglie: un equilibrio fragile che diventa struttura, profilo, identità.

 Il cuore del racconto batte altrove, però: nei giovani Martellozzo, quarta generazione di una famiglia che ha fatto della bellezza un’abitudine e dell’arte una promessa. Francesca, Giovanni e Paola non si limitano a produrre vino. Lo interpretano. Lo collegano alla danza delle arti che sostengono da mecenati: il teatro La Fenice, Fondazione Cini, la Biennale, il Festival del Cinema. Il loro percorso sembra disegnare un unico filo rosso: unire ciò che è buono a ciò che è bello, e farlo con la naturalezza di chi vive la cultura come un gesto quotidiano.

Il 21 novembre, durante l’evento ospitato in cantina, questo filo ha preso forma in un programma che ha alternato racconto, degustazione e scoperta.

Cantina Belpoggio non si  è limitata a segnare un anniversario: ha mostrato una direzione. Quella di una generazione che non usa il vino solo come prodotto, ma come linguaggio. Che non cerca solo di raccontare Montalcino, ma di offrirgli una voce nuova, sensibile, connessa alla cultura e al territorio in modo quasi fisiologico.
Ed è forse questo che rende il tutto un evento diverso: non un tributo al passato, ma un invito al futuro.

Un brindisi a ieri, certo. Ma soprattutto uno sguardo lucido, e molto contemporaneo, a ciò che il vino potrà diventare domani.

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