Sileo: la pizzeria che nasce dalla resilienza

Il segreto del mio successo - storia innata di resilienza

A Nucetto, tra le colline del cuneese, Pizzeria Sileo è il risultato di un percorso umano e professionale fuori dal comune. Il suo fondatore, Andrea Brunetti, ha convissuto a lungo con la sindrome di Tourette, una condizione neurologica che ha profondamente influenzato la sua visione del mondo e il modo in cui vive la cucina.
Sileo nasce come spazio autentico, inclusivo, dove ogni pizza racconta una storia di consapevolezza, attenzione al dettaglio e voglia di superare i limiti, trasformando la diversità in valore. Un luogo dove il gusto si intreccia con il rispetto e l’identità personale. 


Un’identità autentica che parte dalla consapevolezza

Andrea non ha voluto nascondere la sua sindrome di Tourette, ma ne ha fatto parte integrante del suo progetto. In un mondo che spesso corre troppo in fretta, Sileo (dal latino “silenzio” o “pace”) è un invito a rallentare, a scegliere consapevolmente cosa mangiare e come vivere il momento. Ogni pizza nasce da una lavorazione attenta, con farine selezionate, lievitazioni naturali e ingredienti locali. Non c’è nulla di standardizzato: il menu cambia con le stagioni, come a sottolineare che ogni cosa ha il suo tempo, e ogni persona la sua unicità.

Una pizzeria che accoglie, più che servire

Varcare la soglia di Sileo non è solo entrare in un ristorante: è essere accolti in un luogo che rispetta il ritmo di chi lo abita e di chi lo vive. Lo staff lavora in un ambiente sereno e collaborativo, e l’atmosfera è pensata per far sentire tutti a proprio agio. Nessun rumore di fondo aggressivo, nessuna fretta, nessuna sovrastruttura: solo l’essenziale, la qualità, la relazione.

Più di una pizzeria: un messaggio sociale

Pizzeria Sileo dimostra che la ristorazione può essere anche uno spazio di espressione personale e inclusione sociale. Il percorso di Andrea Brunetti, segnato dalla sindrome di Tourette, è un esempio di come la diversità possa generare valore, bellezza e ispirazione. Sileo è un progetto che nutre, nel senso più profondo del termine: non solo il corpo, ma anche la mente e il cuore.

Un libro per raccontarsi oltre la pizza

Estratto del libro
Estratto del libro

Per comprendere davvero la visione che anima Sileo, però, non basta solo sedersi a tavola. È necessario ascoltare la voce di chi l’ha creata. Andrea Brunetti ha raccolto la sua storia, le sue riflessioni e il suo modo unico di guardare il mondo in un libro intenso e sincero, che rappresenta la naturale estensione del suo progetto di vita.
‘ L’ingrediente del mio successo: la sindrome di Tourette: una storia di innata resilienza’, il titolo del libro di Brunetti. Ne abbiamo parlato con lui in un’intervista esclusiva, dove ci racconta cosa significa convivere con la sindrome di Tourette, come nasce l’idea di “Sileo” e perché la lentezza, oggi, può essere una rivoluzione.


Il tuo Sileo rappresenta una rinascita personale. Ci vuoi raccontare perché?

Sileo è nato come risposta a una delle sfide più difficili della mia vita. Come racconto anche nel mio libro, ho dovuto chiudere il mio precedente locale, Acqua e Farina, nonostante il successo e i riconoscimenti che avevo ottenuto. Dopo aver superato il difficile periodo del lockdown, la Sindrome di Tourette – che conoscevo ma che fino a quel momento si era manifestata in forma lieve – è improvvisamente peggiorata in seguito alla seconda dose di vaccino. Da quel momento, il mondo mi è crollato addosso.

I movimenti involontari, gli spasmi continui a braccia, gambe, collo e testa mi hanno reso impossibile continuare a lavorare. Ho dovuto chiudere sia la pizzeria che la panetteria: non ce la facevo più.

È stato un periodo durissimo. Ho perso relazioni importanti, amicizie e legami affettivi. Mi sentivo solo, diverso, isolato. La Tourette ti cambia, ti mette ai margini. A un certo punto, la mia condizione era talmente compromessa che mi sono trovato davanti a una scelta drammatica: un intervento chirurgico al cervello oppure una terapia farmacologica pesante, con effetti collaterali devastanti.

Poi, una svolta. Durante un viaggio in Australia, grazie a uno dei pochi amici che mi era rimasto vicino, ho scoperto i benefici dell’agopuntura cinese. È stata una scoperta inaspettata, ma provvidenziale. Tornato in Italia, ho deciso di continuare con questo tipo di terapia: una medicina alternativa che nessuno mi aveva mai consigliato prima, ma che per me ha rappresentato un punto di svolta.

Così è nato Sileo, un nuovo inizio: un silenzio che ha portato a una vera e proprio rinascita, cioè  il senso profondo di questo progetto. Qui ho scelto anche di parlare apertamente della Tourette: sento che è mio dovere far conoscere questa patologia, che in Italia è ancora poco compresa e spesso banalizzata.

Oggi, guardandomi indietro, penso che forse la Tourette, con tutte le sue difficoltà, mi abbia anche lasciato qualcosa di positivo. L’accumulo di dopamina ti rende iperattivo, ti spinge a pensare più velocemente, a vedere le cose da prospettive diverse. E forse, proprio in quella velocità, ho trovato la forza di ricominciare.

Come sei riuscito a conciliare il  lavoro con la tua malattia? 

Più che malattia lo chiamerei disturbo: è stata un forza che ho trovato dentro di me, dapprima nemica e poi trasformatasi in positività ed energia per creare il mio nuovo mondo e la mia attività. Adesso, infatti, sto cercando di realizzare delle cene a sostegno delle persone fragili o compromesse nella propria vita dalle mie stesse problematiche. Ho collaborato, in tal senso, anche con chef della cucina stellata piemontese, proponendo cene a favore della LILT, la lega italiana a sostegno della lotta contro i tumori.

Come nasce il desiderio di scrivere un libro? 

Ero stufo di sentire versione diverse e totalmente errate sulla mia condizione fisica e di salute, dell’ipocrisia dei giornalisti che dicevano mai effettivamente come stavano le cose: ho deciso, quindi, di fare un libro autobiografico per raccontare esattamente tutto quanto, in modo che non ci fossero più dubbi. Una forma di rispetto per me stesso, quasi.

Il libro, attualmente, è acquistabile da me in pizzeria o, a breve, su una piattaforma on line dedicata.

Che consiglio ti senti di dare a chi sta affrontando malattie simili alla tua? 

Il mio vuole essere un messaggio di speranza per chiunque lotti contro una malattia o avversità: anche nelle condizioni più difficili, il sole può tornare a splendere sempre. Il mondo intorno diventa un palcoscenico di sguardi, alcuni di comprensione, altri di pietà, incomprensione e fastidio. Eppure, nonostante tutto, c’è una resilienza innata: ogni persona malata di Tourette impara a convivere e sopravvivere con questi particolari tic, a trovare un equilibrio tra il desiderio di normalità e l’accettazione della propria “diversità”. Una battaglia silenziosa che pochi riescono a comprendere: ecco il mio consiglio, dunque, affrontare i tanti momenti difficili con impegno, senza vergogna, che la nostra diversità è bella, perché la normalità non esiste. 

Intervista a cura di Chiara Vannini

Lascia un commento

*