Giacomo Vose, Antonino Risicato e Vincenzo De Caro sono i fondatori di Wishew, il social dove non contano i like, ma la coesione tra gli utenti per realizzare i desideri.
In Italia la filantropia è ancora relativamente di poco appeal rispetto ad altri paesi e, sebbene una percentuale significativa di italiani dichiari di effettuare donazioni, la quantità di denaro destinato a questi scopi è piuttosto modesta ed è appannaggio dei più ricchi.
L’Istat, che conduce periodicamente un censimento delle istituzioni non profit, evidenzia che nel 2021 il 72,1% delle INP attive si avvaleva dell’attività gratuita di 4,661 milioni di volontari. Negli ultimi tempi la filantropia nel nostro Paese è stata caratterizzata da due tendenze opposte: da un lato la percentuale di Italiani che hanno elargito denaro ad associazioni è diminuita, passando dal 12,8% del 2022 all'11% del 2023, dall’altro le donazioni informali sono aumentate del 5%. Nel 2024 le fondazioni filantropiche hanno invece erogato un miliardo di euro, il miglior risultato degli ultimi 12 anni, con il 34,4% delle donazioni destinate al welfare. Questo scenario però è molto distante da paesi dove “il donare” è un fattore culturale intrinseco nella società. Negli Stati Uniti, ad esempio, i 25 filantropi più importanti sino al 30 dicembre 2024 hanno elargito nelle loro vite un totale di 241 miliardi di dollari, 30 in più rispetto all’anno precedente, pari al 15% delle loro ricchezze.

Benché aiutare gli altri non sia così tanto nelle corde del Bel paese, tre imprenditori italiani con un background in Fintech, brand strategy e product innovation, nel 2022 hanno fondato Wishew, il primo social network filantropico al mondo. Loro sono Giacomo Vose, Antonino Risicato e Vincenzo De Caro e la loro strategia è chiara: permettere a chiunque di esprimere un desiderio attraverso un breve video che racconta chi è e cosa sogna in modo che ciascun wish possa essere sostenuto dalla community con donazioni dirette, commenti, reazioni o condivisioni senza intermediazione o filtro estetico. Dalla signora che vuole andare in crociera alle Hawaii alla ragazza che ambisce alla mitica chitarra Fender Stratocaster, tutti possono accedere a Wishew ed esprimere il proprio desiderio. Gli utenti hanno a disposizione un tasto per la donazione e possono regalare da 1 dollaro a quanto vogliono. Al momento del prelievo di ogni raccolta fondi viene applicata una fee del 10% che contribuisce al mantenimento dell’infrastruttura, alla sicurezza della piattaforma e all’innovazione tecnologica continua. Naturalmente Wishew ha anche un sistema di sicurezza e di verifica che garantisce sia che chi ha espresso il desiderio lo mantenga sia che chi dona lo faccia davvero.
Il progetto, sicuramente vincente, ha catturato l’interesse di importanti investitori come Leonardo Maria Del Vecchio, Chief Strategy Officer di EssilorLuxottica, che ha scelto di sostenere Wishew intuendone il potenziale umano, culturale e industriale. Oltre a lui ci sono personaggi internazionali come Mr. Thank You, il filantropo e imprenditore del digital giving che su Instagram conta quasi 50 milioni di follower. Un ottimo risultato per una startup che un anno fa è stata lanciata con successo in America, UK, Canada e Australia e che a luglio arriverà in Europa, quindi anche in Italia e in America Latina .
Wishew si distingue dagli altri social perché ogni utente può postare pensieri, visioni, storie e progetti.
Tutto confluisce in un feed ispirazionale governato da un algoritmo diverso da quello dei social tradizionali perché qui non contano i like, ma il valore e l’ispirazione. Non viene premiata la viralità, ma l’autenticità.
Le connessioni infatti avvengono tra persone che sentono il mondo nello stesso modo.
Vero motore sociale che unisce supporto emotivo e partecipazione, Wishew è formato da una community che al momento è composta da ragazzi, ragazze, uomini e donne dai 18 ai 34 anni che fanno dell’altruismo la propria parola d’ordine.
La vera sfida – per Giacomo Vose, Antonino Risicato e Vincenzo De Caro – non è quindi tecnologica, ma umana: il loro obiettivo è costruire uno spazio in cui tornare a credere che condividere possa davvero avvicinare. Un modo per riscrivere le basi di una nuova cultura digitale dove non contano i cuoricini, ma i gesti concreti.
A cura della Redazione