⌈L’ Editoriale de L’Altraitalia⌉
Il 1° settembre: una pagina bianca che profuma ancora di estate, ma già porta l’eco del raccolto. Le scuole riaprono, le città si scuotono dalle vacanze, le mattine si vestono di freschezza. È il confine fragile tra il desiderio di trattenere ancora il sole e la necessità di ricominciare, di entrare in un ritmo fatto di progetti, abitudini e piccoli rituali ritrovati. Segna, da sempre, non solo il ritorno alla routine quotidiana, ma un’occasione per riscoprire il valore del tempo: quel tempo in cui chiudere quel che è stato e aprire la mente alle possibilità. In città, si tolgono le biciclette dai portici e si rimettono le borse sulla spalla. Nei mercati riemergono verdure dell’orto e zuppe rustiche, e nelle cucine si alzano i profumi delle marmellate rimaste aperte. È un tempo in cui ritroviamo la grammatica delle relazioni quotidiane: il caffè al bar, la scuola dei bambini, il ritorno dell’aperitivo come rito collettivo.
Ma il 1° settembre è anche una mappa interiore: segna il passaggio dalla leggerezza alla densità, spinge a chiedersi: cosa vogliamo costruire, ora?