Il documentarista premio Oscar Giorgio Ghiotto ha presentato ‘Anime di coraggio’
In occasione dell’82ª Mostra internazionale dell’arte cinematografica di Venezia il Ministero della Difesa e la Marina Militare hanno presentato il documentario fuori concorso ‘Anime di coraggio’ scritto e diretto dal giovane e talentuoso regista Giorgio Ghiotto con la produzione esecutiva dalla Paparusso Communication.
L’evento, che si è tenuto lo scorso 5 settembre all’Hotel Excelsior, è stato l’occasione per far conoscere ai
presenti una dimensione nuova e umana della Marina e della Difesa. Infatti, al di là delle operazioni militari, dal secondo dopoguerra ad oggi quest’arma è spesso impegnata in delicate attività umanitarie in Italia e all’estero
L’intervista
Ghiotto, classe 1999, nel 2023 con Wings of Dust ha ricevuto la Medaglia d’Oro agli Student Academy
Awards ed è stato inserito nella shortlist dei 96° Oscar® per la categoria Miglior Cortometraggio
Documentario diventando il più giovane italiano di sempre a raggiungere questo traguardo. In questo
lavoro il regista racconta la vita a bordo della nave Montecuccoli della Marina Militare che, al termine di
un lungo periplo del mondo, si prepara ad affrontare un’ultima sfida: l’attraversamento del Mar Rosso per tornare nel Mediterraneo.
Qual è l’obiettivo del racconto?
“Con questo cortometraggio intendo presentare in modo intimo e umano ogni giovane presente a bordo
della Montecuccoli. Si tratta di persone consapevoli di essere parte di qualcosa di più grande e pronte al
sacrificio per proteggere la propria famiglia e il proprio Paese”.
Cosa ti affascina di più nel produrre documentari?
“Il dono più grande di questo tipo di lavoro è la possibilità di raccontare al pubblico realtà sconosciute così da offrire spunti di riflessione per costruire una società migliore. Questo è stato il caso della mia
esperienza con la Marina Militare dove l’approccio del cinema verité mi ha permesso di vivere la vita
quotidiana a bordo della nave catturando sia momenti operativi di alta intensità sia di introspezione”.
Perché hai scelto questa forma di comunicazione?
“Perché è lo strumento che sento più nelle mie corde. È una forma espressiva dove la realtà è la vera
protagonista. Mente nei film si può usare la finzione, il documentario cattura le persone e i luoghi veri per cui il mio lavoro consiste nel trasportarli dal mondo concreto al mondo cinematografico senza alterare l’emozione”.
Il cortometraggio è stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. Un bel traguardo. “Sono onorato che sia stata data grande visibilità al documentario perché il mio intento di regista non è raccontare il lavoro della Difesa, ma ispirare i giovani a seguire la strada più difficile, quella del coraggio, dell’aiutare il prossimo in difficoltà a sostegno dei diritti umani. L’umanità è la nostra unica arma per creare un mondo più giusto e il mondo del cinema è il nostro più grande alleato”.
C’è un leit motiv nei tuoi lavori?
“Mi affascina molto raccontare la società e le etnie; presentare mondi, persone e situazioni poco
conosciute, ma ricche di fascino e di storie custodite gelosamente”. Anime di coraggio è stato prodotto dalla Paparusso Communication.
Cosa pensi di questa collaborazione?
“Ho conosciuto Nicola e suo figlio Axel a Los Angeles e abbiamo subito lavorato insieme. Ho potuto
constatare immediatamente che sono dei professionisti competenti e molto concreti, oltre che attenti a
tutelare l’opera e gli operatori. Aspetti non così scontati in questo settore”.
Nicola Paparusso, come te, crede nell’uguaglianza e nei valori umani.
Ci saranno altre produzioni insieme?
“Certamente. Con Nicola abbiamo in corso la preparazione di alcuni lavori proprio concentrati sul
documentare la problematica del rispetto dei diritti fondamentali. Con lui è nato anche un rapporto di
amicizia che reputo basilare sia per collaborare bene sia per sentirmi tutelato come artista”.
Con il documentario Wings of Dust hai conquistato la Medaglia d’Oro agli Student Academy
Awards 2023 e sei stato inserito nella shortlist dei 96° Oscar®, diventando il più giovane
italiano di sempre a raggiungere questo riconoscimento.
Ci racconti di cosa si tratta?
“Per girare il documentario sono volato fino a Cuzco, in Perù, dove ho incontrato Vidal Merma, giornalista indipendente e attivista Quechua, impegnato nella difesa delle fonti d’acqua minacciate
dall’industrializzazione. Sono rimasto colpito dal coraggio e dalla dedizione di Vidal e ho voluto raccontare il suo impegno perché valorizzare ogni vita, ogni battaglia personale e collettiva, è la linfa che anima il mio cinema. La forza di questo lavoro è dare voce a chi lotta per la propria terra, per la propria identità, per un futuro più giusto”.
Intervista a cura della Redazione