La crisi della competenza

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C’è un paradosso che racconta bene il nostro tempo: siamo sommersi dalle informazioni, ma poveri di conoscenza: crisi di competenza?

Viviamo nell’epoca dell’intelligenza artificiale, dei tutorial e dei video che promettono di insegnare tutto in pochi minuti. Eppure, mai come oggi, la competenza sembra un valore in crisi, spesso guardata con sospetto o con fastidio. La crisi della competenza non è solo un tema culturale: è una questione sociale e politica. È la crisi della fiducia verso chi sa davvero. Un tempo ci si affidava al medico, al professore, all’ingegnere. Oggi ogni opinione vale quanto un’altra, e chi parla con rigore rischia di essere accusato di arroganza. In questo contesto, l’intelligenza artificiale aggiunge un nuovo livello di ambiguità: ci offre risposte rapide, ma non ci insegna a distinguere il vero dal falso, il solido dal superficiale. Ma la conoscenza non è accumulo di informazioni: è responsabilità, metodo, pazienza.

 Essere competenti, oggi, vuol dire saper spiegare, condividere, rendere accessibile la complessità senza svuotarla di senso. Significa accettare il dubbio come parte del sapere e il dialogo come forma di rispetto e di semplice confronto umano. 

Forse la vera “altra Italia” è proprio quella che non si arrende alla superficialità, che continua a credere nella conoscenza come bene comune. Perché non c’è innovazione senza competenza, e non c’è democrazia senza la fiducia, faticosa ma necessaria, in chi sa davvero.

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