La società ancora fatica a concedere alle donne il diritto di invecchiare senza vergogna. Lo vediamo nel mondo del lavoro, dove a 50 anni si è “meno spendibili”; nella televisione, dove le conduttrici over 40 spariscono; nella narrazione quotidiana, che ancora preferisce la “donna eternamente giovane” alla “donna pienamente adulta”.
Ma qualcosa si muove. Ci sono scrittrici, artiste, attiviste, donne comuni che prendono la parola, mostrano i capelli grigi, rivendicano il tempo che passa come parte della loro potenza. E ogni volta che lo fanno, aprono un varco.
Invecchiare — per una donna — può essere la più grande delle rinascite. Non è un fallimento da correggere, ma una fioritura diversa. Lenta, autentica, profonda. E ogni donna dovrebbe sentirsene fiera, non colpevole ; per un uomo, invece, è spesso un’affermazione. Per una donna è ancora percepito come una perdita di valore, perché nostra società continua a vendere giovinezza come sinonimo di bellezza, lasciando alle donne mature solo due alternative: nascondersi o “ritoccarsi”.
Ma c’è un lato potente dell’età che avanza: la libertà. Le donne che invecchiano si alleggeriscono del bisogno di piacere a tutti. Smettono di chiedere il permesso. Iniziano a scegliere, parlare, e vivere per sé stesse. E questa è una forma altissima di bellezza e dignità.
Il problema non è l’età: è lo sguardo con cui la giudichiamo. L’Italia che vuole cambiare deve iniziare da qui. Dalla possibilità, per ogni donna, di invecchiare senza scomparire.
A cura de La redazione