Vino e ricerca: “E’ nuova alleanza tra genetica e vite”.

Mantenere o magari incrementare i già elevati standard qualitativi del nostro vino, adeguando le viti ai nuovi scenari climatici e dotandole di resistenza genetica ai principali patogeni per ridurre così l’utilizzo degli agrofarmaci: questi sono gli obiettivi prioritari della viticoltura italiana che richiedono grande impegno alla ricerca, le cui prospettive sono talmente interessanti che il Ministero delle Politiche Agricole, con un notevole sforzo, ha messo a disposizione un finanziamento specifico (circa 21 milioni di euro) per il miglioramento genetico delle principali colture agrarie, tra cui la vite.

Gli esperti del vino (ri)uniti per la ricerca…

Il CREA, il più importante ente di ricerca agroalimentare italiano ha organizzato oggi nella sede del CREA Viticoltura, a Susegana (Treviso), un incontro in cui il mondo del vino come produttori, istituzioni e ricercatori, si è confrontato proprio sulle nuove prospettive di ricerca per il miglioramento delle produzioni vitivinicole. Hanno partecipato Vasco Boatto – Università di Padova; Fabio Brescacin – Presidente Ecornaturasì; Oscar Farinetti – Vino Libero; Angelo Gaja – Viticoltore; Stefano Masini – Coldiretti; Mario Pezzotti – Vicepresidente Società Italiana Genetica Agraria; Cinzia Scaffidi – Slow Food; Attilio Scienza – Università di Milano; Arturo Stocchetti – UVIVE; Domenico Zonin – Unione Italiana Vini. A testimoniare l’attenzione delle Istituzioni locali e nazionali, l’intervento dell’Assessore all’Agricoltura del Veneto Giuseppe Pan e le conclusioni del ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina.

Il cambiamento climatico e la genetica…

Mentre i francesi incentrano tutto sul terroir e i paesi emergenti si affidano al brand e ai costi ridotti, il modello viticolo italiano punta alla diversificazione produttiva, con gli oltre 500 vitigni iscritti al catalogo nazionale e coltivati grazie alla ricchissima variabilità di condizioni pedo/climatiche del nostro Paese. Il cambiamento climatico ha spinto la ricerca a trovare un nuovo modo di fare i vigneti (più attenzione al vitigno, al portinnesto, alla forma di allevamento) e di gestirli (benessere degli apparati radicali, gestione della parete vegetativa, utilizzo di macchine sempre più precise). E’ la genetica a giocare un ruolo essenziale. Infatti, grazie agli strumenti di miglioramento genetico è possibile accelerare enormemente i tempi imposti dalle tecniche tradizionali (incrocio, selezione e mutagenesi). Le nuove acquisizioni consentono di affrontare il miglioramento varietale, mediante l’uso di tecnologie che consentono di mimare quello che avviene attraverso l’incrocio o la mutagenesi, da sempre applicati alla vite, ma con tempi ridotti ed efficienza elevata.

Si è parlato a favore della cisgenesi che a differenza della transgenesi, che con la tecnica del DNA ricombinante introduce nelle piante geni provenienti da specie diverse, fa uso della medesima tecnica e permette di ottenere piante geneticamente modificate che sono del tutto simili a quelle ottenute per via riproduttiva sessuale. Questo perché il gene o i geni sono “familiari” alla pianta da trasformare, in quanto derivano da una pianta donatrice dello stesso genere o specie; dunque, biologicamente compatibile.

L’obiettivo è la riduzione dell’impatto ambientale. Anche questa fa parte della nuova via della viticoltura italiana…

«Le ricerche che vogliamo intraprendere permetteranno di rendere le attuali varietà resistenti ai principali patogeni» ha affermato Salvatore Parlato, commissario CREA. «Non sarà un percorso breve, ma si conoscono già alcuni geni di resistenza e si vogliono usare nel modo più naturale possibile. E’ una nuova frontiera, che si differenzia dal passato grazie ai recenti progressi delle metodologie genetiche. L’obiettivo è la riduzione dell’impatto ambientale dovuto ai trattamenti: anche questa fa parte della nuova via della viticoltura italiana».

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